La vittoria di Donald Trump ha preso tutti di sorpresa, visto che i sondaggi davano per vincente Hilary Clinton, seppur di poco. In molti settori della finanza durante questi 18 mesi di estenuante campagna elettorale, avevamo visto già una tendenza difensiva o aggressiva a seconda se i sondaggi davano avanti o indietro la candidata democratica.
La Clinton era data come candidato “naturale” appoggiata dai media e dall’establishment, contro l’outsider e roboante Donald Trump. Nonostante le apparenze, la candidata democratica ha speso in questa campagna elettorale 150 milioni di dollari, raccolti dal partito, mentre Trump, il tycoon, più modestamente 47 milioni di dollari.
Il comportamento all’apertura di wall street fa capire in maniera quasi pedagogica, come funzionino le lobby in America, e come dagli effetti in borsa si possa comprendere chi stava dietro ai 2 candidati. In altre parole si smascherano le Lobby che negli USA, legalmente e in odo trasparente, decidono di supportare o meno un candidato. Ci sono corporation come la Microsoft ad esempio che per non sbagliare, sovvenziona entrambi.
Il settore energetico, quello della difesa e il biotech dai guadagni della seduta del dopo lezioni, sono in forte guadagno il che significa che stavano dietro Trump, la Silicon Valley dietro la Clinton, e infatti all’apertura della borsa americana i principali indici americani che non sembrano soffrire dell’effetto Trump, disattendendo le indicazioni dei futures che indicavano un calo intorno all’1,5%.
A pochi minuti dall’avvio delle contrattazioni il Dow Jones scambia poco sopra la parita’, mentre S&P 500 e Nasdaq si limitano a un calo dello 0,3 per cento. Sul listino tecnologico pesa in particolare l’avvio debole di alcune big come FACEBOOK (-1,8%), AMAZON (-2,7%), ALPHABET (-1,5%).
Sul fronte delle valute, il dollaro cancella le perdite nei confronti dell’euro con il cambio EUR/USD tornato sotto quota 1,09. Parziale recupero anche dell’USD/JPY che riagguanta la soglia dei 104. Se volessimo seguire delle strategie per il trading con opzioni binarie dovremo andare call sul dollaro USA nel breve termine, perché scontato lo shock dell’alba elettorale, ha messo le ali.
Dopo l’iniziale nervosismo scatenato dall’esito delle elezioni, si placa parzialmente la corsa ai beni rifugio. L’oro si mantiene intorno a quota 1.300 dollari l’oncia, dopo aver toccato un picco di 1.320 dollari durante la sessione asiatica.
Tra le materie prime, timido recupero del petrolio dopo aver perso oltre il 3% nell’immediato post elezioni. Brent e Wti si attestano rispettivamente a 46,1 e 44,8 dollari al barile, in attesa dei dati settimanali dell’Eia sulle scorte Usa, pubblicati nel pomeriggio.
Sui mercati rimane comunque un velo di incertezza, dimostrato dall’impennata del rendimento del T-bond all’1,94%, dall’1,87% di ieri sera e dopo essere sceso fino all’1,74% questa mattina.
Tornando a Wall Street, il settore farmaceutico e della difesa festeggiano la vittoria di Donald Trump. Il primo, perché l’avversaria del neo presidente Hillary Clinton,aveva promesso di abbassare i prezzi dei farmaci mentre il secondo, perché si attende un aumento della spesa dedicata al comparto. In particolare, tra i titoli del pharma PFIZER (+8,5%), ALLERGAN (+12,5%) e MYLAN (+6,3%), mentre tra quelli della difesa LOCKHEED MARTIN (+6,7%) e RAYTHEON (+6,4%)
Da segnalare inoltre:
Cross Euro/Dollaro (oggi 1,11, +0,7%).
L’elezione a sorpresa di Donald Trump sta provocando forte volatilità anche sull’andamento del Dollaro. Stamattina il cross è balzato fino a 1,13, livello che non vedeva da inizio settembre, per poi rientrare nella media dell’ultima settimana.
Gli addetti ai lavori provano a calcolare quali potrebbero essere le ricadute sulle prospettive del biglietto verde, ma la cosa è tutt’altro che semplice. E’ peraltro difficile pensare che la FED, che gode di ampia autonomia (almeno per ora), possa cambiare radicalmente la propria politica monetaria alla luce degli ultimi eventi.
Avremo comunque modo di valutare questo aspetto già nella prossima riunione del Fomc in agenda il prossimo 14 Dicembre, l’ultima dell’anno. Secondo le aspettative, in quell’occasione la Fed dovrebbe decretare un nuovo incremento dei tassi. Il mercato obbligazionario ci segnala che l’ipotesi è ancora valida: il rendimento del Treasury 10 anni è balzato a 1,92%, il livello più alto dall’aprile 2016.
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