RECOVERY FUND – L’iter per l’approvazione del PNRR è ormai agli sgoccioli. Si tratta del famigerato Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che rappresenterà la cartina di tornasole per avviare un vero e proprio ammodernamento del paese. Il nuovo piano potrebbe contenere una sorta di rivoluzione copernicana anche per quanto concerne la riforma del lavoro, come hanno avuto modo già di evidenziare molte testate giornalistiche. Il nuovo piano, infatti, prevederà la semplificazione delle procedure per l’abilitazione all’esercizio delle professioni. La riforma prevederà che l’esame di laurea varrà come una sorta di esame di stato e quindi sarà abilitante per esercitare la professione. Tutto ciò faciliterà e velocizzerà l’accesso al mondo del lavoro dei giovani laureati che non dovranno più passare attraverso le forche caudine dell’esame di abilitazione.
La laurea sarà dunque essa stessa un percorso auto-abilitante per l’esercizio della professione. L’unico neo di questa nuova riforma è la disparità che si verrà a creare fra coloro che hanno dovuto sostenere un percorso più “qualificante” per accedere alla professione che dovrà concorrere nella ricerca di un posto di lavoro con coloro che invece avranno riconosciuta l’abilitazione velocemente, effettuando un numero minore di selezioni. L’esigenza principale, anche per attuare il programma previsto dal Recovery Fund, è quella di velocizzare l’accesso al mondo del lavoro e “svecchiare” la pubblica amministrazione.
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Le professioni escluse dalla riforma
Da questa riforma che semplifica l’accesso all’abilitazione verranno escluse al momento alcune professioni tra le quali quella degli avvocati, degli ingegneri, dei commercialisti e dei notai, come ha avuto modo di sottolineare il sottosegretario alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto. Questa dichiarazione però contrasta con il testo attuale del Recovery plan, che non parla di limiti per categorie professionali, investendo la questione in maniera generale e senza eccezioni.
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