Oltre ai problemi di approvvigionamento di Petrolio scatenati dalla guerra in Ucraina, anche la crisi politica della Libia sta determinando un brusco calo della produzione con conseguente aumento esponenziale del prezzo. Secondo il ministro del petrolio libico, Mohamed Oun, da mercoledì 2 marzo ad oggi la produzione di petrolio in Libia è scesa a 920000 barili giornalieri contro gli 1,2 milioni standard.
Sono state anche interrotte le spedizioni dei barili da parte della controllata statale libica, NOC (National Oil Corps) dopo la decisione delle milizie di bloccare la produzione dei giacimenti di Sharara, dove si trova il più grande giacimento della nazione e di El Feel. Il blocco della produzione libica rappresenta un altro problema per l’Opec che sta faticando a garantire l’approvvigionamento richiesto dal mercato per assecondare la domanda.
La crescita dell’offerta di Petrolio era stata caldeggiata da Stati Uniti e Giappone che avevano chiesto un aumento dei flussi di greggio proprio per raffreddare i prezzi che al momento sono insostenibili per l’economia occidentale. Questa situazione di blocco è imputabile principalmente alla fase di stallo politico che sta affliggendo la nazione Libica. Una fase complessa determinata anche della decisione del parlamento libico di sostituire l’amministrazione del primo ministro Dbeibah. Una decisione che potrebbe nuovamente esacerbare gli animi e riaccendere i conflitti interni. Dura la presa di posizione anche da parte del ministro dell’Energia libico che ha definito la chiusura dei terminal assolutamente ingiustificata oltre a essere una violazione della sicurezza nazionale.
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